Come disinnescare il Trattamento del Silenzio, evitando di distruggere i rapporti e la tua autostima
Ti è mai capitato, nel corso di una relazione o di una semplice giornata, che il partner, un genitore, un amico o un collega, abbiano completamente smesso di parlarti? Se la risposta è sì, potresti essere vittima del trattamento del silenzio.
Di punto in bianco, senza alcun preavviso, o dopo una piccola discussione, sei diventato completamente invisibile per questa persona. Ha smesso di parlarti, di rispondere ai messaggi e alle chiamate, divenendo improvvisamente estremamente schiva e fredda.
Questo silenzio, dopo qualche ora o alcuni giorni, si è però risolto in automatico, senza bisogno di chiarimenti e discussioni.
Nel frattempo hai passato momenti di vera crisi, tra sensi di colpa, paura di aver rovinato il rapporto, scuse e richieste di spiegazioni.
Questo, è un chiaro esempio di Trattamento del Silenzio. Una pratica di abuso emotivo molto diffusa sia nei giovani che negli adulti.
Un modo semplice e veloce che viene utilizzato per “far raffreddare la discussione” o “evitare litigi e sofferenze inutili”.
Un meccanismo manipolatorio volontario o inconscio che rischia seriamente di mettere in crisi il rapporto, rendendolo tossico e ingestibile per chi subisce il trattamento del silenzio.
In molti casi abbiamo lodato l’importanza del Silenzio con i suoi innumerevoli benefici.
In questo caso, tuttavia, ci troviamo di fronte ad un utilizzo tagliente e pericoloso di questa pratica.
All’interno di questo articolo, troverai numerosi consigli per affrontare correttamente il trattamento del silenzio. Ma prima, è importante che tu venga a conoscenza di alcune informazioni essenziali per capire come mai il tuo partner, un genitore, un collega, un amico, utilizzano il trattamento del silenzio nei tuoi confronti.
Come funziona il Trattamento del Silenzio

A volte è una cosa che viene attuata in modo automatico, senza accorgersene e senza volerlo… come parte spontanea della personalità. In altri casi può essere una strategia volutamente studiata per controllare e manipolare l’altra persona.
Il meccanismo con cui si insinua questa tecnica è molto subdolo.
Inizia da un primo episodio, una prima litigata. Il “manipolatore” mette in atto per la prima volta la tecnica del silenzio, evitando di rispondere ai messaggi e alle chiamate, assumendo un atteggiamento molto schivo e freddo. Inducendo nell’altra persona uno stato di ansia, impotenza, rabbia e nervosismo, assieme alla paura di aver perso il “manipolatore” e il senso di colpa per “aver fatto qualcosa di sbagliato” (anche se fatichi a capire cosa potresti aver fatto).
Così, di punto in bianco, senza dare particolari segnali o spiegazioni, il manipolatore ritorna al contatto diretto con la “vittima”, facendo finta di niente. Senza dare spiegazioni, senza chiedere nulla. Semplicemente rientra nel rapporto normale.
Da questo momento il meccanismo entra effettivamente in azione perché la vittima, passa da uno stato di ansia, depressione e bassa autostima a una condizione di estrema contentezza per il ritorno del suo “manipolatore”. Talmente contenta che tenderà ad essere leggermente più accondiscendente, obbediente e attento agli interessi e alle parole del “manipolatore”, così da evitare di farlo arrabbiare e scappare (questo è proprio l’obiettivo del manipolatore).
Durante l’attesa, la vittima vive in uno stato mentale fatto di vergogna sensi di colpa, impotenza, stress, confusione, rabbia, angoscia, paura. Il volume delle emozioni è talmente alto che la vittima, confusa, ha serie difficoltà a capire cosa sta realmente accadendo. Quando il narcisista spezza il silenzio crea un rinforzo, dà una ricompensa e così crea un rapporto di “dipendenza emotiva” da parte della vittima nei suoi confronti.
Il problema è che questo meccanismo perdurerà per tutta la durata della relazione, dato che il manipolatore continuerà a fuggire nel momento di qualsiasi controversia. Perché, privo di qualsivoglia capacità per affrontare un dialogo, una discussione. Se ne va per qualche ora o alcuni giorni e poi ritorna, come sempre, fingendo che non sia successo nulla e che tutto sia risolto. Così evita di dover partecipare al dialogo e ottiene una maggior “obbedienza” da parte dell’altra persona che, spesso, cerca di instaurare un dialogo più attivo, una relazione più sana e sincera, in cui la parola diviene il mezzo con cui raggiungere pace e consapevolezza.
La persona che ricorre al silenzio come punizione, di solito, lo fa perché sprovvisto delle risorse psicologiche per affrontare la situazione. Il silenzio è la sua risposta per diversi motivi:
- Crede che il suo interlocutore abbia una mentalità chiusa e che la pensi diversamente rispetto al suo punto di vista. Così, tramite il silenzio, “costringe” l’altro ad ascoltarlo.
- Pensa che la sua vittima abbia fatto qualcosa di sbagliato e lo influenza al fine di ottenere delle scuse.
- Pensa che sia impossibile raggiungere un accordo, un compromesso e quindi obbliga la vittima ad andare nella sua direzione con la manipolazione.
- Ha subito particolarmente un commento, uno scherzo o un’offesa, ma vuole evitare di far capire di essere stato ferito, quindi usa il silenzio
- Vuole evitare di affrontare una questione sensibile, quindi accusa l’altro e lo punisce con il silenzio, per fare in modo che cambi argomento.
Perché il “manipolatore” agisce in questo modo?

Se hai subito o stai subendo il trattamento del silenzio, leggendo queste righe, potresti iniziare a pensare che chi mette in atto questa pratica, sia in qualche modo cattivo e manipolatore.
In alcuni casi può essere vero.
Ma cerchiamo di andare più in profondità, in modo da capire “Perché questa persona attua il Trattamento del Silenzio”.
Questi comportamenti hanno sempre un’origine recondita e nascosta nella personalità altrui e spesso vengono messi in atto in modo automatico e inconsapevole.
Dunque, da cosa può essere originato questo comportamento?
In molti casi il trattamento del silenzio viene associato a tendenze narcisistiche.
Nello specifico, il narcisista può essere definito come un individuo in lotta continua tra:
- Il bisogno di mantenere un’immagine perfetta di sé,
- L’insopportabile consapevolezza di aver bisogno dell’altro, con un’ossessiva ricerca di conferme e dimostrazioni.
Tra l’altro, il narcisista, generalmente, tende a:
- Nascondere i propri bisogni
- Privilegiare schemi relazionali “adultiformi” .
Il narcisista ha una sorta di fissazione per l’immagine ed è ossessionato dall’idea che gli altri hanno di lui. Presta, infatti, enorme attenzione ai feedback delle persone che lo circondano e teme profondamente i giudizi negativi. Questa fragile autostima, lo rende vulnerabile a quelle che lui percepisce come critiche. Connotati da sentimenti di inferiorità, fragilità, vulnerabilità e paura del confronto.
Abbiamo a che fare, dunque, con una persona molto fragile, caratterizzata da una bassissima considerazione di sé. Ricca di incertezze, paure e contraddizioni che la portano a gestire i rapporti interpersonali e i momenti di crisi in modo tutt’altro che diretto. La sua tendenza, come abbiamo visto, sarà sempre quella di evitare situazioni che possono mettere in dubbio la sua integrità, specialmente di fronte a persone che reputa importanti.
In alcuni casi, quindi, il Trattamento del Silenzio può essere attuato in modo volontario con una spiccata propensione manipolatoria. Altre volte, invece (forse è la casistica più frequente), si tratta di un riflesso spontaneo, privo di volontà persuasive, ma frutto di un meccanismo di autodifesa attuato per evitare le situazioni di imbarazzo e difficoltà.
In entrambi i casi, il Trattamento del Silenzio, implica delle pesanti conseguenze che dobbiamo tenere in considerazione.
Le conseguenze del Trattamento del Silenzio

L’aspetto principale, riguarda l’impatto emotivo che ha il trattamento del silenzio sulla vittima.
Se si tratta di un rapporto importante contraddistinto da un forte coinvolgimento emotivo, la persona che viene sottoposta al trattamento, si sentirà totalmente abbandonata.
Inizieranno fin da subito i dubbi e i pensieri negativi. Tenderemo a chiederci: “Cos’ho fatto di male?”, “Cos’ho sbagliato”, “E’ colpa mia?”, “Perché sta reagendo così?”.
Per passare quindi alla fase dei sensi di colpa (talvolta immotivati) che ci porteranno a chiedere spiegazioni… perfino ad implorare il perdono.
In questa fase si ha un completo deterioramento dell’autostima. Ci sentiamo inutili, inadatti, sbagliati, impotenti, vittime di un forte senso di perdita e abbandono.
Questa condizione, con il passare del tempo, finirà per annichilire sempre di più la nostra personalità ed autostima, al fine di assecondare l’altra persona ed evitare, in qualsiasi modo, di perderla nuovamente.
Quando in una relazione duratura (che sia tra fidanzati, amici, genitore-figlio) troviamo un soggetto particolarmente avvezzo all’utilizzo del trattamento del silenzio, questa dinamica si riproporrà in molteplici occasioni nel corso del tempo.
Questa persona, insomma, tenderà a scappare dai problemi e dalle discussioni, facendosi scudo con il silenzio ed evitando, senza remore, ogni tipo di diatriba.
Dobbiamo ricordare che i problemi, i litigi, le incomprensioni e le difficoltà, sono estremamente importanti in una relazione… ma solo se vengono affrontati e risolti insieme.
Se ad ogni criticità la tendenza sarà quella di chiudersi nel silenzio evitando in qualsiasi modo il dialogo e la discussione, queste, rimarranno infruttuose, lasciando un ampio panorama di dubbi e questioni irrisolte. Un po’ come nascondere la polvere sotto il tappeto. Sappiamo benissimo che, un giorno o l’altro, tutta quella polvere tornerà a far sentire la sua presenza con dinamiche e contrasti troppo grandi per essere gestiti in un unico momento. Una bomba ad orologeria che, in molti casi, può portare ad una vera e propria rottura del rapporto.
Il concetto di base è valido in ogni ambito della vita: meglio affrontare tanti piccoli problemi, piuttosto che cercare di risolvere un solo enorme problema in una volta sola. Come quando andavamo a scuola: meglio studiare qualche pagina ogni giorno, piuttosto che trovarsi il giorno prima della verifica a dover studiare tutto il capitolo.
Come contrastare il Trattamento del Silenzio

Quando un bambino fa i capricci per ottenere qualcosa, cosa sarebbe giusto fare?
Ignorarlo.
Dobbiamo fare lo stesso con chi ci infligge il trattamento del silenzio.
Generalmente il loro obiettivo è attirare l’attenzione. Hanno bisogno di capire che qualcuno va in crisi se loro decidono di andarsene.
Questi soggetti hanno l’esigenza di ottenere continue conferme e dimostrazioni, per colmare il loro incolmabile bisogno di essere al centro dell’attenzione.
Al tempo stesso soffrono di bassa autostima e l’importanza che noi diamo loro in questi momenti funge da carburante per il loro ego.
Insomma, si sentono forti e appagati, grazie alla “disperazione” altrui.
L’unico modo effettivamente funzionante per disinnescare questa trappola, è usare il silenzio e l’indifferenza come arma contro di loro.
Questi si arrabbiano e scompaiono?
Noi dobbiamo evitare di cercarli, di scrivergli, chiamarli, pregarli, dedicargli attenzioni. Dobbiamo letteralmente fare finta che non esistano.
Sarà difficile mettere in atto questi comportamenti perché, spesso, c’è un forte coinvolgimento emotivo e la paura di perdere l’altra persona può farci mettere da parte anche il nostro orgoglio, riportandoci ripetutamente tra le sue braccia.
Nei momenti di debolezza, dobbiamo ricordare che questi soggetti saranno sempre chiusi ed impenetrabili al dialogo. Sarà come chiedere spiegazioni o cercare di dare dimostrazioni a qualcuno di totalmente asettico nei nostri confronti.
Saranno ciechi, sordi e muti di fronte a questi atteggiamenti.
Loro hanno il coltello dalla parte del manico, perché hanno il potere di toglierci la parola e di farci star male quando “facciamo qualcosa che li disturba”.
La prossima volta che subirai il trattamento del silenzio, armati di orgoglio, forza di volontà e anche un pizzico di rabbia… fingi che questa persona sia completamente sparita dalla faccia della terra.
Sarà difficile, ma se lo farai, a lungo andare, il passivo aggressivo abbandonerà questa tattica perché capirà che con te non attecchisce. Se invece rispondi assecondando il suo gioco, fomenti, nutri e convalidi il suo atteggiamento disfunzionale.
Alternativa: il dialogo aperto

In alternativa, puoi provare a spiegargli la situazione in modo diretto, evitando che possa scappare dalla verità. Chiarisci che il suo atteggiamento è immaturo e inutilmente manipolatorio o punitivo. Digli chiaramente che il suo silenzio è inutile, che non cambierà la situazione e che se vuole migliorare davvero la sua vita o la relazione, deve imparare a chiedere apertamente ciò che vuole e imparare ad accettare eventuali rifiuti.
Nei casi peggiori e solo se abbiamo un forte legame con l’altra persona (partner, madre-figlio, conviventi…), possiamo provare a proporre delle sedute di psicoterapia, anche di coppia, così da comprendere come gestire questi comportamenti e pensieri, prima che deteriorino troppo il rapporto.
Il trattamento del silenzio può essere attuato anche da una persona con cui hai un legame emotivo debole, ma con cui devi passare del tempo ogni giorno. Ad esempio un collega, un compagno, il tuo capo.
Anche in questo caso la chiave di volta è: rilassarsi ed evitare di dimostrare sentimenti negativi. Mantieni la calma, evita di arrabbiarti o farti vedere nervoso. Respira profondamente e sorridi, dimostrando che il trattamento del silenzio, con te, è inutile. Devi sempre evitare di assecondare il tuo manipolatore. Anche in questo caso sarà difficile mantenere compostezza e serenità, ma ricorda sempre che se ti arrabbi e chiedi scusa senza effettivi motivi, stai facendo vincere il manipolatore. Parlaci tranquillamente, chiedigli ciò che ti serve e rispondi con leggerezza e serenità ad ogni suo silenzio.
In ogni caso, cerca di allontanarti, di lasciare al tuo manipolatore il tempo per riflettere e per capire che se decide di usare il trattamento del silenzio, tu sei abbastanza forte ed indipendente per andartene. Così facendo, userai la sua stessa arma contro di lui.
Evita di mostrarti debole, di esplicitare i tuoi dubbi e di chiedere scusa (a meno che tu non abbia realmente fatto qualcosa di sbagliato).
Può sembrare crudele rispondere in questo modo a una persona che ci sta a cuore… ma devi ricordare che stai subendo una vera e propria forma di abuso (volontario o meno) che sta corrodendo in modo subdolo la tua autostima e personalità.
Prova, quindi, a chiarire la situazione e a mettere in chiaro che questo suo comportamento è inutile, che ti sta facendo male e che sta rovinando il vostro legame.
Potrebbe capire e cercare di cambiare o continuare nella sua linea di pensiero. In ogni caso evita di metterti in una posizione di sottomissione nei suoi confronti.
Devi farlo per te, per il tuo bene, per il tuo orgoglio ed autostima.
Nel migliore dei casi, la tua contromossa potrebbe dare i suoi frutti nel giro di alcune settimane, magari mesi o addirittura anni… tu mantieni sempre questa linea di pensiero e di contrattacco al trattamento del silenzio.
Nel peggiore dei casi, affidati a uno psicologo o prova un trattamento di coppia, per tentare di sbloccare e comprendere la situazione.