La tecnica del silenzio attivo per migliorare le tue relazioni
La tecnica del silenzio attivo è solitamente associata all’educazione dei figli, ma può essere scoperta e considerata anche per migliorare il dialogo e le relazioni fra persone adulte.
E’ possibile utilizzare questa tecnica con i figli adolescenti, perché questo periodo della loro vita è spesso complicato e i ragazzi tendono ad assumere un atteggiamento di sfida nei confronti dei genitori.
La comunicazione diventa difficile, gli adolescenti tendono a non riconoscere l’autorità dei genitori, si ritengono cresciuti e, quindi, esentati dal dover seguire le regole, anche le più semplici.
Va da sé che atteggiamenti di questo genere possono creare conflitti in famiglia, che purtroppo vengono spesso affrontati con urla e rimproveri.

Un’alternativa per urla e rimproveri
La tecnica del silenzio attivo è un’alternativa assoluta alle grida e alla forzatura del dialogo e si pratica così: quando il figlio o la figlia attivano dei comportamenti inadeguati, i genitori stabiliscono una distanza temporanea, che si manifesta con il silenzio.
Niente scenate o sgridate, ma la scelta di stare zitti e di andarsene in un’altra stanza.
Perché possa suscitare delle reazioni sugli adolescenti, questa tecnica deve essere mantenuta per almeno un’ora e la “presa”, sta nel fatto che i ragazzi possono riflettere su questo silenzio, capendo che i loro atteggiamenti hanno avuto delle conseguenze impreviste.
Certo, il dialogo è ciò che risolve sempre tutto, ma nel momento in cui si verificano dei comportamenti anche aggressivi, il rischio è di perdere la pazienza, di urlare, di sbraitare, dire cose che magari non si pensano nemmeno…
Silenzio per meditare sulle azioni fatte

La tecnica del silenzio attivo ovvia a tutto questo, perché ha lo scopo di generare una reazione di riflessione nei ragazzi. Punta a farli pensare sul perché i genitori si sono ammutoliti e hanno scelto di ‘spezzare’ la comunicazione.
È importante considerare che questa tecnica non deve essere usuale, altrimenti diventa un comportamento, perlopiù doloroso per ambo le parti, che non porta a risultati soddisfacenti, anzi.
Quando usata con parsimonia e con l’idea di attivare una riflessione, questa tecnica può dare invece dei buoni frutti.
Il punto è: può la tecnica del silenzio attivo essere applicata anche in altre relazioni?
Magari fra familiari, in coppia, fra amici o colleghi?
Prima di scoprirlo approfondiamo ancora un attimo la tecnica del silenzio attivo, guardando a come viene spesso usata nel coaching.
Questo spunto è importante per comprendere come questa tecnica può essere impiegata anche nelle relazioni tra adulti.
La tecnica del silenzio attivo nel coaching

In una relazione tra coach e persona che chiede i suoi aiuto, il silenzio è un profondo strumento di crescita e di consapevolezza.
Il coach usa il silenzio per creare attesa e per permettere alla persona di aprire il suo spazio interiore, affinché possa trovare informazioni utili e auto-darsi le risposte di cui ha bisogno.
Perché, ricordiamo, il coaching non dà risposte, ma aiuta la persona a trovarle nel profondo del suo essere.
E perché questo succeda, serve il silenzio, serve che il coach permetta alla persona di trovare i suoi desideri autentici, lasciando fluire il suo dialogo interiore.
Anche in questo caso, la tecnica del silenzio attivo aiuta ad attivare una riflessione.
Certo, il contesto è molto diverso da quello di una litigata fra genitori e figli adolescenti, ma se il coach decide di stare in silenzio attivo, genera immediatamente una riflessione nella persona che sta chiedendo il suo aiuto.
Il silenzio, in questo caso, apre confini altri, ovvero comunica che è arrivato il momento per la persona di smettere di condividere le informazioni con il mondo e di cercarle all’interno di se stessa.
E questa è proprio la base del silenzio attivo visto come risorsa nel dialogo tra persone adulte.
Il silenzio attivo e la crescita personale

In parallelo, possiamo sottolineare il valore del silenzio nel percorso di crescita personale.
La scienza ci dice che alcuni processi cerebrali possono essere portati a termine solo in silenzio, così come ci ricorda che il silenzio è un potente strumento contro lo stress e l’ansia.
Ma, al contempo, il silenzio è anche un digiuno, una sorta di privazione che ci impone di non parlare con gli altri, di non comunicare con gli altri, di isolarci e di attivare, viceversa, il nostro dialogo interiore.
Per molti, sopportarlo può essere davvero difficile, ma solo nel silenzio abbiamo la possibilità di evolvere molti dei nostri aspetti personali, professionali e anche spirituali.
Ecco che, quando attiviamo il silenzio attivo, ovvero stiamo consapevolmente in silenzio perché sentiamo di voler parlare con la nostra parte più interiore, ci diamo l’immensa possibilità di poter dialogare con la nostra parte più profonda, che quella deputata a consigliarci i nostri veri desideri e obiettivi di vita.
La tecnica del silenzio attivo nelle relazioni tra adulti (anche le più complicate)

Ora che abbiamo indagato i benefici di questa pratica una domanda sorge spontanea: “può la tecnica del silenzio attivo trovare applicazione anche nelle relazioni fra le persone adulte?”.
A nostro avviso la risposta è sì, perché capita a tutti di avere dei rapporti fra adulti complicati, se non addirittura conflittuali.
Può succedere in famiglia, quando si litiga, al lavoro quando ci sono situazioni stressanti o delle incomprensioni tra colleghi, e può succedere anche nella sfera delle amicizie, quando ci sono dei punti di vista diversi o succedono dei fatti che possono mettere a repentaglio il rapporto.
Quando veniamo attaccati, quando perdiamo la pazienza, quando ci sentiamo indifesi o vittime di ingiustizie, una delle reazioni più classiche che possiamo attivare è quella di attaccare a nostra volta.
Si tratta di un retaggio, o meglio di una eredità del passato, che deriva dalla necessità dei nostri antenati di attaccare per primi quando incontravano le belve feroci.
Un impulso primordiale, l’attacco!
Oggi di feroci non ce ne sono, o perlomeno non in libertà, però possiamo lo stesso sentirci indifesi, sotto attacco, minacciati e questo può attivare una risposta parallela ovvero spingerci ad attaccare.
Ecco che, quando siamo consapevoli di questo meccanismo e ci troviamo a discutere con familiari, amici o colleghi, possiamo tranquillamente attivare la tecnica del silenzio attivo.

Restiamo in silenzio, lo facciamo per un bel po’ di tempo, instauriamo nell’altro l’idea che le sue parole o i suoi comportamenti ci hanno ferito e, di conseguenza, lo invitiamo a riflettere su questo.
Questo comportamento va, in assoluto, usato con cautela e parsimonia e va poi spiegato alla persona con cui ci stiamo relazionando, perché il rischio altrimenti è di una chiusura, o peggio ancora di una fuga.
Ciò che conta, oggi è comprendere che il silenzio attivo è uno strumento, che abbiamo tutti a disposizione, che ha tante sfumature, tanti usi e anche tanti benefici.
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