Cibo Killer, ovvero cibi che fanno male: un punto di vista piuttosto scioccante
“Se vuoi restare in salute deve evitare i cibi che fanno male“: quante volte abbiamo sentito questa frase?
Ma come si fa ad evitare gli alimenti che fanno male? Soprattutto quando siamo costantemente bombardati da immagini di famiglie felici che mangiano alimenti a dir poco discutibili dal punto di vista nutrizionale?
Oggi parliamo proprio di questo, e lo facciamo da un punto di vista un po’ particolare, ovvero riportando e approfondendo un articolo che si è fatto notare, che la giornalista Bee Wilson ha pubblicato sul quotidiano The Guardian (https://www.theguardian.com/books/2019/mar/16/snack-attacks-the-toxic-truth-about-the-way-we-eat).
La giornalista Wilson ha coniato il termine “cibo killer” riferendosi agli alimenti capaci di – traduzione letteraria – ucciderci, non solo per la loro scarsa qualità, ma anche perché contengono delle sostanze estremamente dannose all’organismo.
Adoriamo i cibi che fanno male!
Una delle parti più interessanti e scottanti di questo articolo? La risposta alla domanda perché l’umanità, oggi, in tutto il mondo, è sempre più spinta a consumare alimenti che fanno male, ovvero cibi che sono in grado di causare patologie talmente gravi da portare alla morte.
Prima di spiegare ciò che fa male, però, è importante capire cosa fa bene, ovvero quali sono gli alimenti che ci aiutano a restare in salute? Dove troviamo informazioni veritiere e affidabili?
Apriamo quindi una parentesi su quelle che sono le linee guida della corretta alimentazione.
Quelle più autorevoli sono le linee guida definite e divulgate dal Ministero della salute e questo non avviene solo in Italia, ma in quasi tutti i paesi del mondo.
Come vengono redatte queste linee guida e, soprattutto, possiamo considerarle affidabili?
Le linee guida sulla corretta alimentazione che vengono divulgate dai ministeri non sono solo il frutto del buon senso, perché vengono elaborate in base un processo che possiamo definire “di doppio controllo e di doppia ricerca”.
Studio e ricerca per nutrirsi e vivere meglio
La comunità scientifica effettua continuamente delle ricerche, dove alcune sono naturalmente dedicate ai cibi e all’alimentazione in generale. Questo produce una serie di studi e di analisi su determinati argomenti scientifici relativi al cibo.
Al contempo, ci sono dei ricercatori che si occupano di raggruppare tutte queste ricerche, che arrivano da ogni parte del mondo, e di verificare i dati che concordano o che hanno forti connessioni tra loro.
Da questo raffinato lavoro, escono proprio le linee guida che i ministeri della salute promulgano nei loro stati e che, come è ovvio che sia, si assomigliano moltissimo le une con le altre.
Facciamo un esempio semplice per comprendere tutto questo: se diversi ricercatori nel mondo hanno fatto degli studi su quanto lo zucchero raffinato possa nuocere alla salute, il passo successivo è quello di fare ricerca proprio “sulle ricerche” relative alla tossicità dello zucchero.
Così, si arriva a una conclusione validata da più dati possibili e concordata tra la comunità scientifica. Infatti, da questa procedura, può uscire la linea guida che consiglia quanto zucchero assumere al giorno per restare in salute.
Detto questo, approfondiamo il tema degli alimenti che fanno male, ovvero quelli che sono stati definiti i cosiddetti “cibi killer“, capaci di causare disagi e patologie talmente gravi da portare alla morte di una persona.
Come visto, il termine ‘cibo killer’ arriva da un articolo della scrittrice di giornalista Bee Wilson, che ha trattato questo argomento in un lungo e approfondito articolo.
Cibo killer come prima causa di decessi nel mondo
Tutto parte dall’idea che il cibo è oggi tra i primi responsabili dei decessi attribuibili alle malattie non trasmissibili nel mondo.
Nel 2017 il fumo ha causato 7 milioni di morti, l’alcol oltre 2,5 milioni, mentre una cattiva alimentazione è stata la causa di 12 milioni di decessi nel globo.
La giornalista Wilson si è quindi interrogata su come questo possa essere accaduto, e la risposta si è rivelata, secondo la sua teoria, legata a diverse strategie di marketing che alcune aziende nei decenni passati, soprattutto nei più recenti, hanno messo in campo per spingere le persone a consumare il cosiddetto ‘junk food’ il cibo spazzatura ricco di grassi malsani e zuccheri, così come assolutamente povero dal punto di vista nutrizionale.
In altre parole, i consumatori del mondo hanno cominciato ad adottare una dieta sempre più ricca delle cosiddette ‘calorie vuote’ e più obesogena, ovvero generatrice di una delle malattie più gravi che ci siano, l’obesità.
Anche frutta e verdura nel mirino
Un altro aspetto allarmante è che la frutta e la verdura, che solitamente vengono glissate dalle aziende che producono cibi confezionati, sono anch’esse protagoniste di un impoverimento sensoriale, che porta a consumare, ad esempio uva troppo dolce o banane di un’unica qualità, facendoci perdere gusti molto importanti quali quelli aspri e poco dolci.
La questione è scottante, perché secondo l’articolo della giornalista Wilson, gli alimenti che fanno male sono così diffusi perché le multinazionali del cosiddetto cibo spazzatura e della ristorazione a basso prezzo occultano le caratteristiche nocive degli alimenti che vendono.
Peggio ancora, la colpa del consumare tanto cibo spazzatura viene riversata sui consumatori, come se non ci fossero influenze esterne da parte del mondo della pubblicità.
Basti pensare che negli Stati Uniti è in corso un forte dibattito sul fatto che l’obesità sia causata dalla mancanza di attività fisica, piuttosto che dal consumo di bevande gassate dolcificate, che è estremamente diffuso nel paese.
Cibo Killer in aumento costante
La giornalista Wilson porta quindi dei dati che dimostrano, purtroppo, il successo delle politiche espansive ed aggressive delle aziende del junk food, perché le vendite di cibo classificato come fast-food in cinque anni dal 2011 al 2016 sono aumentate del 30%.
Parallelamente, il cibo già pronto è tra le soluzioni che stanno letteralmente spopolando nelle tavole del globo e quelle italiane non sono da meno.
Secondo un articolo apparso sul portale Food&Tec (https://www.foodandtec.com/it-it/8-italiani-su-10-consumano-piatti-surgelati), il 77,5% degli italiani dichiara di aver consumato piatti pronti surgelati nel 2023 e 2 su 10 ha affermato di farlo regolarmente. Il dato è frutto di uno studio di AstraRicerche commissionato da IIAS, l’Istituto Italiano alimenti surgelati.
Quali sono i piatti pronti che gli italiani acquistano e consumano di più? In testa ci sono le lasagne, a seguire le verdure fritte pastellate, poi la paella e le zuppe.
Cibi (che fanno male) pronti, veloci ed economici
È importante capire perché le persone preferiscono i cibi già pronti e, come normale che sia, l’acquisto è condizionato dalla praticità e dalla convenienza economica.
Stupisce, forse un po’ di più, che i piatti pronti vengono considerati dagli italiani ottimali per essere portati in tavola durante il pranzo della domenica, una giornata in cui solitamente non si lavora e, quindi, ci sarebbe più tempo per cucinare.
Tornando all’articolo della Wilson sul ‘cibo killer’, la giornalista riporta due dati globali che vanno a testimoniare come il marketing delle grandi industrie abbia giocato un ruolo estremamente importante sulle scelte alimentari degli abitanti del pianeta terra.
Chi mangia meglio?
Secondo lei, i regimi alimentari più sani non sono quelli orientali e quelli dell’area mediterranea (qui non siamo d’accordo perché per noi la dieta mediterranea è ottima dal punto di vista nutrizionale) perché i più salutari sono quelli dell’Africa Sub Sahariana, dove cereali e alcuni legumi sono predominanti, c’è poca carne ma, soprattutto, non ci sono eccessi di cibi industriali.
A supporto della sua tesi, la giornalista indica quindi l’esempio della Cina, paese dove poco fino a pochi anni fa non veniva consumato cibo al di fuori dei pasti, perché era consuetudine consumare il tè.
Nei primi anni del nuovo millennio, hanno cominciato a comparire la pubblicità delle merendine e degli snack, che in una ventina d’anni hanno creato un mercato del valore di 7 miliardi di dollari e causato la comparsa dell’obesità tra bambini e adulti, un problema con cui la Cina oggi si trova a fare i conti.
Cosa fare contro il cibo killer?
Secondo l’articolo un modello virtuoso è quello della città di Amsterdam, che dal 2012 e 2015 ha ridotto l’obesità infantile del 12% grazie a un programma salutare che ha agito su diversi fronti.
Il primo è stato vietare la pubblicità di fast food e le sponsorizzazione da parte delle aziende che lo producono agli eventi sportivi a cui partecipavano i ragazzi, aumentando contemporaneamente le fonti di acqua pubblica in città.
Proprio sull’acqua ci sentiamo di aprire una parentesi molto importante, perché se ognuno di noi questa sera esce a mangiare qualcosa in un ristorante o una pizzeria e vuole bere dell’acqua, si troverà a pagarla tanto quanto una bibita gassata.
La speranza per un cibo più salutare
Questo succede al momento in cui stiamo scrivendo questo articolo, e ci auguriamo che le cose cambino, ma in un paese scosso dall’inflazione e da costi energetici molto alti, ci chiediamo se sia normale che il cibo spazzatura, ovvero un alimento già preparato, di dubbia qualità nutrizionale e ad altissimo contenuto di zuccheri e grassi dannosi per l’organismo, costi meno di un’insalata, o di una pasta con le verdure fresche.
Su questa riflessione chiudiamo l’articolo sui cibi che fanno male e sui ‘cibi killer’.
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